

La parola migliore è quella che non si dice. Sottolinea quando il silenzio a volte, sia necessario e di gran lunga migliore di discorsi avventati. Un proverbio che invita alla prudenza, ripetuto spesso dagli anziani ai giovani per frenare la loro impulsività.

I protagonisti di questa stupenda storia d’amore sono costretti dalle circostanze a tacere. L’autore rinviene l’epistolario dell’incredibile storia d’amore del padre e della madre contrastata, avversata per proibizione da parte del cognato e dovendola nascondere e tacere escogitano un modo.
La travolgente forza dell’amore suggerisce un’incredibile e fantasiosa soluzione.
Approfittando di un comune circolo ricreativo microletterine inserite in una bustina da lamette da barba vengono infilate nella larga striscia del cappello (in estate ai primi del ‘900 si portava il Panama) del cognato in modo da trasformare “il nemico” in un messaggero d’amore.

La storia di un gruppo di giovani che collaborò con la Resistenza durante la Seconda guerra mondiale. Tra essi, il celebre artista Marcel Marceau, ebreo ortodosso il cui vero nome era Marcel Mangel.

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Il silenzio può essere una strategia per vivere meglio, per riprendere il controllo di una vita caotica e ritrovare l’equilibrio nel folle rumoroso mondo in cui viviamo.
1. Come possiamo riappropriarci dei nostri spazi e trovare il nostro autentico ritmo di vita, pur rimanendo in contatto con il mondo che ci circonda?
2. La poesia e la letteratura possono insegnare l’arte del silenzio?
3. Quanto la parola scritta riesce a migliorare la qualità del mondo in cui viviamo?